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Descrizione

Il toponimo (Villarbasse) deriva dal tardo latino Villar (attribuito ai villaggi non eretti a Municipalità) e Abbatiarum, ossia delle Abbazie, intendendo con esse quella di San Michele (la Sacra) e quella di San Solutore Maggiore, ubicata a Torino.
I primi insediamenti umani nel territorio compreso fra le ultime colline dell'anfiteatro morenico di Rivoli, risalgono alla preistoria, come dimostrano le tracce di incisioni e scavi negli stessi massi erratici, quali le coppelle alla Pera d'le Sacoce, nella valletta di Pra Basse, o nel masso presente sul Truc Monsagnasco. In alcuni scavi effettuati nel XIX secolo, furono ritrovate tombe, armi, vasi, monete e suppellettili risalenti all'epoca romana.
Attorno all'anno Mille varie località del territorio vennero menzionate nella donazione fatta dal vescovo di Torino Gezone all'Abbazia di San Solutore Maggiore.
Nel 1250 Villarbasse si stabilì in Comune, seppur minuscolo: 50 fochi, vale a dire famiglie, appena. Subendo poi, al pari dei vicini villaggi, scorrerie da parte della soldataglia franco-spagnola.
Virginia Gozzi Brayda e Luciano Tamburini, in Palazzi e case di Villarbasse, forniscono una puntuale descrizione storica e urbanistica del paese: “A differenza di altre località, Villarbasse non ha piante topografiche, parziali o globali, né vedute dipinte o incise, anteriori al Settecento. Ciò fa sì che della sua fisionomia originaria ignoriamo tutto, salvo quanto è possibile desumere dalla lettura di carte e pergamene. Da esse si ricava l'immagine di un borgo assai modesto (la presenza di tanti Villar in Piemonte ha un nesso con la loro esiguità), dotato di casupole dal tetto in paglia, via via evolventisi in più solidi edifici in pietra con qualche rincalzo di mattoni, troppo costosi per un più vasto impiego. Sorsero poi ai piedi del Torrazzo (rude fortilizio scoraggiante le aggressioni) le prime caseforti, che pian piano si mutarono in palazzi, assecondando la volontà centralizzatrice dei duchi e le loro pretese d'eleganza anche urbana.
Occorrerà giungere al catasto sabaudo del 1778 per vedere il paese sciorinato tutto intero innanzi agli occhi. E come negli atlanti si legge il corso dei fiumi, l'andamento dei rilievi, il fluire di pianure e colli, nella nostra mappa Villarbasse si espande a destra e sinistra delle poche strade che l'attraversavano, dividendola in due parti conviventi fra loro ma di diverso nome e origine: Carre a sinistra (cioè a ovest) di via alla Fonte, via Maestra (Primo Maggio), strada per Torino (via G. Matteotti), strada per Rivalta (via Brayda); Palassoglio a destra (ossia a est),
Carre (dal francese carré, quadrato) fu all'inizio la parte più protetta e quindi più abitata ed aristocratica; Palassoglio (dal palaciolum degli abati di San Solutore Maggiore) si dilatò, più avanti, fino a superare per numero i vicini. In virtù di un accordo risalente al 1466 Carre e Palassoglio vennero amministrate da un proprio Sindaco e da due consiglieri.

Corbiglia e Roncaglia

Nel 1814 la popolazione raggiunse i mille abitanti e il territorio prese ad ampliarsi con l'aggregazione della borgata Roncaglia nel 1890 dal Comune di Rivalta e nel 1956 della borgata Corbiglia dal Comune di Rosta.
Per informazioni storiche su Villarbasse ci si può rivolgere alla Biblioteca, dove sono consultabili, tra l'altro, i testi di Virginia Gozzi Brayda e Luciano Tamburini Arredi e corredi antichi – Come si viveva a Villarbasse (Pro Loco 1991), Palazzi e Case di Villarbasse (Pro Loco 1994), Ville e cascine di Villarbasse (Pro Loco 1995), Villarbasse tra cielo e terra (Pro Loco 1997).


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